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Donna a casa, con tanti figli da accudire, casa da rassettare e faccende da sbrigare, il tutto con fornelli rigorosamente accesi, mentre il marito – vero maschio italico – era fuori a lavorare, al bar a bere con gli amici o con altre donne, le donnacce, che niente hanno a che vedere con una moglie.

Questo è un quadretto piuttosto triste della nostra bella Italia negli anni ’50, molte delle nostre nonne hanno fatto questa vita senza battere ciglio. Queste donne erano pronte a sopportare tutto, erano coscienti delle “scappatelle” del marito ma lo accoglievano a casa ogni giorno con il sorriso.

Perché? Perché le donne amano troppo. E oggi?

Robin Norwood e il suo libro Donne che amano troppo

Oggi, purtroppo, cambiano gli scenari, ma esistono ancora donne che amano troppo, tanto che l’autrice Robin Norwood ha scritto un saggio su questo titolo. Nel testo si chiede quando amare – parola meravigliosa per esprimere un sentimento sublime – diviene troppo; si risponde che le donne, a volte, pur riconoscendo il partner come inadeguato o non disponibile non riescono a liberarsene, perché sperano che lui cambi e in questo modo si coinvolgono sempre più in un meccanismo di assuefazione.

Insomma, una donna che ama troppo è quella che rimane con il compagno aggressivo e violento fisicamente o psicologicamente, è quella donna che sente di non esistere se non inquadrata in una relazione.

Ovviamente, tutto ciò non ha niente a che fare con il vero amore, è più una sorta di ossessione, una dipendenza che assomiglia tutta a quelle da droghe e alcool. Amare troppo provoca frustrazioni e sofferenze, che portano all’annullamento psicologico –e a volte fisico – della donna.

Con simpatia e assoluta competenza professionale Robin Norwood indica un possibile itinerario verso la consapevolezza di se stessi e verso l’equilibrio dei sentimenti.

Donne che amano troppo in Italia

Purtroppo, spesso l’epilogo di queste donne che amano troppo è davvero tragico. Troppo spesso si sente parlare di violenza domestica, di femminicidi compiuti da mariti o fidanzati gelosi; secondo i dati riportati dall’Istat le donne vittime di omicidio volontario nell’anno 2018 in Italia sono state 133, di cui l’81,2% è stata uccisa da una persona conosciuta.

Si può ancora parlare di amore? Purtroppo, è insito nella nostra cultura pensare che le donne per amore debbano essere disposte a fare di tutto.

Spezzare le catene

Fortunatamente, ci sono anche tante storie di donne che sono riuscite a spezzare le loro catene, liberandosi di quella relazione tossica, denunciando quell’uomo troppo violento e riprendendo in mano la loro vita.

Nella maggior parte dei casi, questo processo di graduale ritorno in sé è accompagnato da professionisti che offrono un supporto psicologico. Hai sempre pensato di voler essere parte di questo processo virtuoso? Che tu sia uomo o donna poco importa, ciò che conta è la formazione professionale che si mette in campo: per questo, se hai intenzione di seguire questo cammino, dovrai cominciare con una triennale in psicologia.

Se hai già un altro lavoro, una famiglia o tanti impegni che difficilmente concilierebbero con corsi e studio universitari, una buona soluzione è quella dell’università telematica, come Unicusano: la flessibilità è un grande pregio di questi atenei, potrai quindi seguire le lezioni quando riterrai più opportuno e ovunque ti trovi.